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Stress genitoriale e burn-out
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Quando la cura diventa troppo pesante
Essere genitori è una delle esperienze più intense e coinvolgenti della vita. Quando, però, si cresce un figlio con bisogni speciali — come nel caso dell’autismo o di altre neurodivergenze — il carico quotidiano può diventare fisicamente ed emotivamente travolgente.
Nel contesto italiano, dove molte famiglie devono farsi carico in prima persona dell’assistenza, spesso con risorse limitate, il rischio di stress cronico e burn-out è molto elevato.
Segnali da non ignorare
Il burn-out genitoriale non è un concetto astratto, ma una condizione reale e documentata, descritta anche nella letteratura psicologica come uno stato di esaurimento legato al ruolo genitoriale.
I segnali più comuni includono:
- Stanchezza cronica, anche dopo il riposo
- Irritabilità o rabbia frequente
- Senso di colpa o fallimento come genitore
- Isolamento sociale e difficoltà a chiedere aiuto
- Annebbiamento mentale, difficoltà a concentrarsi
- Distacco emotivo dal bambino o dalla famiglia
Il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) non definisce il burn-out come disturbo a sé, ma ne riconosce i sintomi nel contesto di disturbi da stress correlato.
Un diritto alla salute anche per i caregiver
Art. 32 della Costituzione Italiana: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.
Questo vale anche per i genitori-caregiver, spesso dimenticati dalle politiche pubbliche.
Legge 104/1992
L’articolo 3 comma 3 riconosce lo “stato di handicap grave” che giustifica permessi e congedi anche per la tutela della salute psicofisica del caregiver.
Decreto Legislativo 151/2001 (Testo unico sulla maternità e paternità)
Prevede congedi straordinari per chi assiste familiari con handicap grave, inclusa la possibilità di prendersi cura di sé stessi durante questi periodi.
Linee guida OMS e Unione Europea
Raccomandano la creazione di sistemi di supporto per famiglie con minori con disabilità, inclusi servizi psicologici e di sollievo (respite care).
Chiedere aiuto non è debolezza
Uno dei maggiori ostacoli è la vergogna o il senso di colpa. Molti genitori sentono di non avere il diritto di “stare male”, perché il bambino ha bisogno prima di tutto. Ma un genitore esausto non può essere presente in modo sano.
Chiedere sostegno psicologico, delegare, dire “non ce la faccio” è un atto di forza, non di debolezza.
Dove trovare aiuto in concreto
Centro di salute mentale (CSM) del proprio distretto
Offre supporto psicologico gratuito o con ticket ridotto.
Gruppi di auto-mutuo aiuto
Sono spazi protetti, spesso organizzati da associazioni come ANGSA, A.Ma.Re, AIFA Puglia, dove i genitori possono parlare senza essere giudicati.
Sportelli sociali e consultori familiari
Presenti in ogni Comune, danno accesso a colloqui psicologici, orientamento legale e sostegno relazionale.
Servizi di sollievo (respite care)
Sono previsti in alcuni bandi regionali o comunali (come i Progetti di Vita Indipendente in Puglia). Consentono pausa temporanea al genitore affidando il minore a personale formato.
Strategie per il benessere quotidiano
Routine anche per te: ritaglia ogni giorno almeno 20 minuti per un’attività rigenerante (lettura, passeggiata, silenzio).
Dividi il carico: nessuno può fare tutto. Chiedi aiuto alla rete familiare, agli educatori, ai servizi.
Dai valore alla tua salute: dormire, mangiare e muoversi bene sono i tuoi “farmaci invisibili”.
Riconosci i tuoi limiti: non devi essere perfetto. Devi solo essere abbastanza presente.
Essere genitori resilienti
La resilienza non è la negazione della fatica. È la capacità di restare in piedi anche quando si è stanchi, di cercare il bello anche nelle giornate difficili.
Un genitore resiliente non si sacrifica fino all'annullamento, ma si prende cura anche di sé per continuare ad amare nel tempo.
In sintesi
Il burn-out genitoriale è reale e va riconosciuto
Esistono tutele giuridiche e strumenti pubblici per prevenirlo
Chiedere aiuto è legittimo e necessario
Prendersi cura di sé è una forma di amore per la famiglia