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Spiegare l’autismo ai fratelli e ai nonni
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Perché è importante coinvolgere la famiglia allargata
Quando si riceve una diagnosi di autismo per un figlio, l’intera famiglia ne viene coinvolta. Non solo i genitori, ma anche i fratelli e i nonni sono toccati da questo cambiamento. Il modo in cui viene spiegata la condizione, le parole utilizzate, i messaggi trasmessi — esplicitamente o implicitamente — influenzano profondamente la qualità della convivenza, l’accettazione e il benessere emotivo di tutti i membri della famiglia.
Spiegare l’autismo non significa parlare di una malattia, ma aiutare gli altri a comprendere un diverso modo di pensare, sentire e relazionarsi.
Spiegare l’autismo ai fratelli
Parlare in modo chiaro e adatto all’età
È importante calibrare il linguaggio in base all’età del fratello o sorella. Ai più piccoli si può dire, per esempio:
“Tuo fratello vede il mondo in modo un po’ diverso. Alcune cose lo confondono o lo spaventano, e per questo a volte si comporta in modo strano. Ma gli vogliamo bene proprio com’è.”
Con i più grandi, si può entrare in maggior dettaglio, parlando di difficoltà nella comunicazione, della sensibilità sensoriale, e del bisogno di prevedibilità.
Rispondere alle loro domande, anche quelle difficili
I fratelli possono chiedere:
- “Perché fa sempre così?”
- “Guarirà?”
- “Perché io devo aspettare sempre?”
Non bisogna minimizzare o mentire. È giusto dire che l’autismo non si guarisce, ma si impara a gestire meglio. E che ogni membro della famiglia ha bisogni diversi, ma tutti meritano attenzione e amore.
Dare spazio alle emozioni
I fratelli possono provare rabbia, imbarazzo, gelosia, senso di colpa. Offrire loro uno spazio sicuro dove parlare di queste emozioni, senza giudizio, è un dono prezioso. In alcune città esistono anche gruppi di supporto per fratelli di persone autistiche.
Coinvolgerli, ma non sovraccaricarli
Non è giusto aspettarsi che i fratelli diventino “terapisti” o “educatori”. Possono essere coinvolti con amore in semplici attività comuni, ma devono mantenere anche i propri spazi e relazioni liberi dall'obbligo di accudimento.
Spiegare l’autismo ai nonni
Partire dalle basi: cos’è davvero l’autismo
Molti nonni hanno conoscenze superate o pregiudizi inconsapevoli. È utile spiegare che:
- L’autismo non è causato da errori educativi
- Non dipende da traumi o da mancanze affettive
- È una condizione neurobiologica, presente dalla nascita
Può essere utile condividere video, opuscoli, articoli semplici o anche portare i nonni ad incontri informativi.
Spiegare i comportamenti “difficili”
Se il bambino non guarda negli occhi, urla, si copre le orecchie o ha scoppi improvvisi, è bene anticipare che non si tratta di capricci, ma di reazioni a stimoli che non riesce a regolare. Aiuta molto dire, per esempio:
“Quando c’è troppo rumore, si sente sopraffatto e reagisce così. Non lo fa per disobbedire.”
Dare un ruolo positivo
I nonni possono essere una risorsa eccezionale, ma devono sentirsi utili, non giudicati. Coinvolgerli in momenti semplici (una passeggiata, un gioco, la lettura di un libro) può creare un legame forte e dare stabilità al bambino.
Se possibile, si possono condividere strategie educative usate in terapia, così che anche i nonni possano rinforzare comportamenti positivi.
Essere pazienti anche con loro
Come i fratelli, anche i nonni hanno bisogno di tempo per accettare e comprendere. Alcuni possono vivere un lutto per l’immagine del nipote che si erano costruiti. Altri possono sentirsi esclusi. Il dialogo aperto e la condivisione quotidiana aiutano a sciogliere queste difficoltà.
Costruire un ambiente familiare accogliente Parlare apertamente di autismo in famiglia:
- Riduce la solitudine del genitore
- Aumenta la coesione tra i membri
- Aiuta il bambino autistico a sentirsi accettato senza condizioni
La rete familiare può diventare un punto di forza se ben informata, inclusiva e collaborativa.
Conclusione
Spiegare l’autismo ai fratelli e ai nonni non è un compito da svolgere una volta sola. È un processo continuo, fatto di ascolto, pazienza, condivisione e amore. È l’inizio di una cultura familiare basata sul rispetto, sulla diversità e sull’accoglienza autentica.