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Segnali precoci dell’autismo: cosa osservare nei primi anni di vita
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Riconoscere i segnali precoci dell’autismo è fondamentale per poter intervenire tempestivamente e offrire al bambino il supporto adeguato. L’autismo – o disturbo dello spettro autistico (ASD) – si manifesta in modo diverso da bambino a bambino, ma ci sono alcuni indicatori comuni che possono emergere già nei primi mesi di vita.
Perché è importante individuare i segnali precoci
Una diagnosi precoce consente di attivare interventi educativi e terapeutici che possono migliorare in modo significativo lo sviluppo cognitivo, comunicativo e sociale del bambino. Prima si interviene, maggiori sono le possibilità di potenziare le sue abilità e ridurre le difficoltà.
Segnali da osservare tra i 6 e i 12 mesi
Scarso contatto visivo: il bambino evita o mantiene poco il contatto con lo sguardo degli altri.
Assenza di sorriso sociale: non sorride in risposta ai sorrisi altrui.
Poca risposta al nome: anche se chiamato più volte, non si volta o non sembra riconoscere il proprio nome.
Ridotta comunicazione non verbale: non usa gesti come indicare con il dito, salutare con la mano o sollevare le braccia per essere preso in braccio.
Segnali tra i 12 e i 24 mesi
Assenza o ritardo del linguaggio: a 18 mesi non dice parole significative, a 24 mesi non forma frasi di due parole.
Ecolalia: ripete parole o frasi sentite senza comprenderne il significato.
Mancanza di gioco simbolico: non finge di dar da mangiare a una bambola o non imita attività quotidiane.
Isolamento sociale: preferisce giocare da solo e non mostra interesse verso altri bambini.
Comportamenti ripetitivi e interessi ristretti
Movimenti ripetitivi: come dondolarsi, battere le mani o camminare in punta di piedi.
Forte attaccamento a oggetti insoliti: predilige oggetti non convenzionali (come un cucchiaio o una bottiglia vuota) e li porta sempre con sé.
Routine rigide: si innervosisce per cambiamenti nella routine quotidiana.
Quando consultare uno specialista
Se noti uno o più di questi segnali nel tuo bambino, è importante parlarne con il pediatra o con un neuropsichiatra infantile. Non è necessario avere una diagnosi certa per iniziare un percorso di osservazione o valutazione: il dubbio è già un motivo valido per approfondire.
Non sentirti solo: chiedere aiuto è un atto d’amore
Molti genitori si sentono spaesati di fronte ai primi segnali. Ricorda: non si tratta di “colpe”, ma di consapevolezza. Chiedere un parere, farsi ascoltare, cercare informazioni è il primo passo per dare a tuo figlio tutte le opportunità che merita.