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Scuola dell’infanzia, primaria, secondaria: strategie per ogni fase
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Una scuola per ogni età… e per ogni bambino
Ogni fase scolastica risponde a esigenze evolutive differenti, che nel caso di un bambino o ragazzo nello spettro autistico richiedono strategie mirate e adattamenti progressivi.
L’inclusione non è un evento singolo, ma un percorso educativo continuo che va costruito con cura, tenendo conto dei cambiamenti cognitivi, emotivi, sociali e sensoriali che avvengono durante la crescita.
Scuola dell’infanzia (3-6 anni)
Obiettivi centrali: autonomia di base, relazione, comunicazione, scoperta del sé
La scuola dell’infanzia rappresenta spesso il primo vero contesto sociale al di fuori della famiglia. È qui che iniziano le prime esperienze strutturate di autonomia e relazione con i pari e con adulti non familiari.
Strategie efficaci:
- Routine strutturate e ripetitive: i bambini nello spettro traggono beneficio da attività prevedibili, organizzate visivamente (es. planning con immagini).
- Spazi visivi e sensoriali chiari: delimitare le aree di gioco, usare colori neutri, ridurre stimoli visivi e acustici eccessivi.
- Comunicazione visiva e CAA: uso di immagini, simboli, foto, gesti e dispositivi CAA per supportare la comprensione e l’espressione.
- Gioco simbolico guidato: molti bambini autistici hanno difficoltà a svilupparlo spontaneamente. L’adulto può modellare l’azione e invitarli gradualmente alla partecipazione.
- Attività brevi e concrete: meglio proporre attività a tempo ridotto, con passaggi chiari e uno scopo visibile.
Coinvolgimento familiare:
Fondamentale instaurare un dialogo continuo con i genitori, con osservazioni quotidiane, foto, brevi relazioni scritte. La famiglia è ancora il principale punto di riferimento del bambino.
Scuola primaria (6-11 anni)
Obiettivi centrali: apprendimento scolastico, sviluppo dell’autonomia, consolidamento delle relazioni
L’ingresso nella scuola primaria segna un momento delicato, carico di aspettative. Inizia il percorso di alfabetizzazione, il confronto con la valutazione, le prime sfide relazionali più strutturate.
Strategie efficaci:
- Adattamenti didattici personalizzati: attività semplificate, tempi distesi, utilizzo di strumenti compensativi (mappe concettuali, schede guidate, software).
- Presenza costante dell’insegnante di sostegno, ma con il ruolo di mediatore, non di “tutore esclusivo”.
- Insegnamento per immagini e azioni: supporti visivi, esempi pratici, schematizzazioni.
- Struttura della giornata chiara: orari visivi, anticipazioni, avvisi dei cambi di attività.
- Incoraggiamento delle relazioni tra pari: progetti di peer tutoring, giochi a coppie, attività cooperative.
Valutazione:
Deve essere coerente con il PEI: personalizzata, descrittiva, basata su osservazione e competenze reali. No a confronti con standard rigidi.
Scuola secondaria di primo e secondo grado (11-14 / 14-19 anni)
Obiettivi centrali: autonomia personale, socializzazione consapevole, costruzione dell’identità, orientamento futuro
Con l’adolescenza cambiano le esigenze cognitive e sociali. La scuola diventa più esigente, le relazioni più complesse, e spesso emergono nuove fragilità legate al senso di inadeguatezza, isolamento o stress.
Strategie efficaci:
- Didattica modulata sui punti di forza: privilegiare materie e modalità in cui lo studente è più competente (es. memoria visiva, interesse per la logica, tecnologia).
- Supporto all’autonomia reale: uso di agende, timer, checklist per la gestione dei compiti e dell’organizzazione.
- Incontri regolari per l’orientamento: aiutare lo studente a conoscersi, riflettere sui propri interessi, affrontare le scelte con gradualità.
- Attività individualizzate e in piccolo gruppo: favorire spazi relazionali sicuri, anche al di fuori del contesto classe (es. laboratori, sportelli).
- Uso di tecnologie educative accessibili: tablet, software didattici, app per il supporto linguistico o organizzativo.
Lavoro in rete:
È essenziale il coinvolgimento del consiglio di classe e l’alleanza tra scuola, famiglia, e servizi. Solo un’azione coordinata permette di sostenere lo studente in una fase così delicata.
Continuità educativa: il vero ponte tra i livelli scolastici
La continuità non è automatica: deve essere costruita e accompagnata. Ogni passaggio di grado (infanzia-primaria, primaria-secondaria, ecc.) rappresenta una potenziale fonte di disorientamento per il bambino autistico.
Buone pratiche di continuità:
- Incontri tra insegnanti “in uscita” e “in entrata”
- Visite guidate alla nuova scuola con il bambino e la famiglia
- Raccolta di materiali visivi sulla nuova classe, aula, orari
- Incontri con i nuovi compagni, se possibile
- Dossier informativo sul funzionamento del bambino, costruito con la famiglia
Il ruolo della scuola
La scuola deve: - Conoscere il profilo del bambino in ogni fase - Offrire un ambiente inclusivo, strutturato, motivante - Promuovere la partecipazione attiva, non solo la presenza - Sviluppare strategie che evolvono con l’età - Assicurare la continuità del sostegno educativo, anche quando cambiano gli insegnanti
Conclusione
L’inclusione scolastica non è statica. Cambia, evolve, si adatta.
Ogni fase della crescita richiede strategie nuove, uno sguardo attento e una scuola capace di ascoltare.
L’obiettivo non è uniformare, ma accompagnare ogni bambino e ragazzo nella propria traiettoria di sviluppo, nel rispetto delle sue risorse, dei suoi limiti, dei suoi sogni.
Una scuola inclusiva è una scuola che non lascia indietro nessuno, a nessuna età.