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Tra buone intenzioni e carenze strutturali: le perplessità delle famiglie
Una proposta accolta con favore ma non senza dubbi
L'approvazione della proposta di legge per istituire un Osservatorio regionale sui giovani e adulti con autismo in Puglia rappresenta, almeno sulla carta, un importante passo in avanti. La legge è stata accolta con entusiasmo dalla Commissione Sanità del Consiglio Regionale e da molti rappresentanti politici, ma tra le famiglie e gli operatori del settore si fanno strada numerose perplessità. L’interrogativo principale è semplice: può un Osservatorio funzionare in un contesto dove le strutture pubbliche e accreditate sono già al collasso?
Un sistema già al limite: mancano posti, personale e risposte
In Puglia, la maggior parte delle strutture abilitate o convenzionate con il Sistema Sanitario Regionale risulta satura. Le liste d’attesa sono spesso lunghissime e in molte ASL si registrano ritardi cronici nell’avvio dei percorsi terapeutici, sia per i bambini che per gli adulti nello spettro. Alcuni centri hanno persino sospeso le nuove prese in carico, per mancanza di personale qualificato o fondi adeguati.
Il rischio: un organo che osserva ma non incide
La funzione dell’Osservatorio sarà prevalentemente consultiva: analizzare, monitorare, proporre. Ma in assenza di strumenti concreti e fondi specifici, molti temono che resti solo un organo “di studio” scollegato dalla realtà vissuta ogni giorno dalle famiglie. La legge prevede una relazione annuale al Consiglio Regionale, ma non è chiaro in che modo queste analisi potranno tradursi in atti pratici e rapidi. Il timore è che l’Osservatorio finisca per limitarsi a produrre dati senza riuscire a determinare cambiamenti strutturali.
Una misura isolata non può bastare
L’autismo è una condizione complessa, che richiede una risposta coordinata su più livelli: sanitario, educativo, sociale e lavorativo. Un Osservatorio, da solo, non può colmare le lacune di un sistema regionale che oggi fatica a garantire i servizi minimi. Senza un piano concreto per potenziare le strutture esistenti, aumentare i fondi, assumere professionisti specializzati e ridurre i tempi di attesa, qualsiasi osservazione rischia di fotografare solo l’inefficienza.
Le richieste delle famiglie: meno parole, più servizi
Le famiglie chiedono da anni azioni immediate e tangibili: apertura di nuovi centri, ampliamento delle convenzioni, supporto domiciliare, interventi scolastici continui e coordinamento tra enti. In questo contesto, l’annuncio dell’Osservatorio è stato accolto con cauta speranza, ma anche con una certa disillusione. Troppe promesse disattese, troppi tavoli tecnici mai seguiti da risultati concreti.
Conclusione: una buona idea che ha bisogno di gambe forti
L’istituzione dell’Osservatorio può diventare un’occasione importante solo se accompagnata da un impegno reale. Non basta osservare: occorre investire, progettare, assumere, monitorare sul campo, e soprattutto ascoltare le famiglie. Senza questi elementi, anche la più lodevole delle leggi rischia di diventare l’ennesimo documento dimenticato in un cassetto.