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Intolleranze, diete specifiche e autismo
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Introduzione
Il rapporto tra alimentazione e autismo è da anni oggetto di studio e confronto sia in ambito medico-scientifico che tra i genitori. Alcuni bambini nello spettro autistico mostrano comportamenti alimentari selettivi o sintomi fisici riconducibili a intolleranze o disfunzioni gastrointestinali. In questi casi, professionisti della salute possono suggerire diete specifiche, tra cui quelle senza glutine, senza caseina o ad eliminazione selettiva, con l’obiettivo di migliorare il benessere generale del bambino e ridurre eventuali problematiche comportamentali associate.
Intolleranze alimentari e disbiosi nei bambini autistici
Diversi studi hanno evidenziato una correlazione tra disturbi gastrointestinali e sintomatologia autistica. In particolare, si è osservato che molti bambini nello spettro presentano:
- gonfiore addominale
- diarrea o stitichezza persistente
- dolore dopo i pasti
- reazioni avverse a determinati alimenti
In alcuni casi, viene riscontrata una disbiosi intestinale, ovvero un’alterazione dell’equilibrio del microbiota, che può contribuire ad aumentare irritabilità, disturbi del sonno e difficoltà comportamentali. In tali situazioni, una valutazione clinica approfondita da parte di un gastroenterologo pediatrico o di un nutrizionista specializzato è essenziale per indagare eventuali intolleranze (come quella al lattosio o al glutine) e definire un regime alimentare adeguato.
Diete senza glutine e senza caseina: quando e perché
Le diete senza glutine (GFD) e senza caseina (CFD) sono tra le più diffuse nel trattamento complementare di alcuni sintomi dell'autismo. Il principio si basa sull’ipotesi che alcuni peptidi derivanti dalla digestione del glutine e della caseina possano influire negativamente sul sistema nervoso centrale in bambini predisposti.
La letteratura scientifica è ancora divisa sull’efficacia generalizzata di queste diete, ma numerose famiglie riportano miglioramenti soggettivi dopo mesi di applicazione, tra cui:
- maggiore concentrazione
- riduzione dell’iperattività
- miglioramento del contatto oculare
- diminuzione dei comportamenti autolesionistici
Tuttavia, è fondamentale sottolineare che:
- l’eliminazione di interi gruppi alimentari può comportare carenze nutrizionali (calcio, vitamina D, fibre, proteine)
- ogni decisione deve essere guidata da una valutazione clinica e dietetica individualizzata
Quadro normativo e riferimenti giuridici
Dal punto di vista giuridico, le famiglie con bambini autistici che seguono diete specifiche possono accedere ad alcune tutele e rimborsi, in base al riconoscimento della condizione di disabilità (Legge 104/1992) e della diagnosi certificata di disturbi digestivi o intolleranze.
1. Legge 104/1992
La legge 104 garantisce il diritto alla tutela della salute e all’inclusione scolastica. In particolare:
- l’art. 3 comma 3 tutela i soggetti con disabilità grave, anche sotto il profilo sanitario e dietetico;
- permette l’adattamento del pasto scolastico in base alle necessità del minore.
2. Piano Terapeutico Nutrizionale (PTN)
Secondo le normative regionali e ministeriali (es. D.M. 279/2001 e L. 210/1992 per malattie rare e croniche), il medico specialista o il nutrizionista del SSN può redigere un PTN da allegare alla cartella clinica o da inviare alla ASL per eventuali rimborsi o esenzioni.
3. Rimborsi per alimenti speciali
Se al bambino viene diagnosticata una patologia certificata (celiachia, intolleranza al lattosio, sindrome dell’intestino irritabile ecc.), è possibile accedere a rimborsi per l’acquisto di alimenti specifici, secondo il prontuario regionale dei prodotti erogabili.
4. Linee guida scolastiche
Le Linee guida del MIUR per l’inclusione scolastica (D.M. 5669/2011) prevedono l’adeguamento del pasto scolastico e il coinvolgimento della famiglia e del dietista scolastico nella stesura del piano alimentare, anche per bambini autistici con comportamenti alimentari problematici.
Il ruolo del pediatra, del nutrizionista e della scuola
Un percorso nutrizionale efficace si costruisce con l’aiuto di:
- Pediatra di base: primo riferimento per segnalare eventuali difficoltà alimentari e attivare le prime visite specialistiche.
- Nutrizionista/dietista clinico: elabora un piano dietetico personalizzato, tenendo conto delle eventuali allergie, delle abitudini familiari e delle difficoltà sensoriali del bambino.
- Scuola: è tenuta ad adattare il menù scolastico sulla base della certificazione medica presentata. I genitori hanno diritto a presentare un modello di “richiesta di dieta speciale” per intolleranze o esigenze sanitarie.
Conclusioni
L’alimentazione nei bambini autistici è un tema complesso e delicato. Sebbene alcune diete possano contribuire a un miglioramento del quadro comportamentale e fisiologico, è indispensabile evitare soluzioni improvvisate. Il sostegno di una rete multidisciplinare e l’accesso alle tutele giuridiche e sanitarie previste per legge sono fondamentali per garantire il benessere del bambino e della famiglia.